Sul quotidiano
IL TIRRENO del 25/01/2015 è stato pubblicato un articolo dove si parla della chiusura del Bike Sharing comunale e del fallimento del
servizio di punzonatura della bici per contrastarne il furto.
"Ovunque in
città si possono vedere carcasse di bici, risultato evidente di furti
parziali e cannibalizzazioni delle due ruote. Mentre il servizio di Bike
Sharing verrà eliminato. Il noleggio non ha avuto l'effetto desiderato, gli utenti sono pochi al contrario degli atti vandalici ai danni delle biciclette. Una combinazione che ha fatto registrare un costo eccessivo. In fase di calo anche la
punzonatura delle biciclette".
La notizia è sicuramente di quelle brutte per il mondo e gli amanti della bicicletta. Tuttavia
non si tratta di novità.
Non ci stancheremo mai di
invitare gli amministratori pubblici a non vendere ricette facili contro i furti di bici. Il fenomeno è complesso e varrebbe la pena di ascoltare gli esperti, che in questo settore ci sono. Noi di BiciSicura
e gli amici del Registro Italiano Bici riteniamo di essere sicuramente tra questi. Oltre quaranta amministrazioni comunali attive e più di 150.000 utenti registrati, oltre
200 comandi di Forze dell'Ordine
operativi e la presenza in Italia dal 2007, ci sembrano delle referenze
più che apprezzabili. Non ci interessa però qui affermare che siamo
bravi, ma ci interessa informare e formare sul fenomeno furti di
biciclette, perchè crediamo nella bici e nella sua enorme validità come
mezzo di trasporto oltreché di svago. Bike Sharing E' un servizio bellissimo ed utilissimo, ma ha dei costi quasi insostenibili. A meno di riuscire a trovare sponsor commerciali
(è stato fatto in alcune città
anche se gli sponsor stanno riflettendo seriamente a fronte degli elevati
costi sostenuti di usacire dal mercato) che vengano in aiuto alle
amministrazioni pubbliche. Furti e atti vandalici sul parco bici,
servizi costosissimi di riposizionamento del parco bici, per avere ogni giorno
presso le stazioni un numero accettabile di bici disponibili, gestione
degli abbonamenti con attivazioni e disattivazioni, gestione dei furti
sul parco bici e tanto altro fanno del bike sharing pubblico un servizio
sicuramente apprezzato ma basato su un modello di business, ad oggi,
assai poco sostenibile. Punzonatura
meccanica della bici L'abbiamo più volte detto, ridetto e ripetuto,
abbiamo anche elaborato uno
studio specifico sull'argomento, ma è
difficile farlo entrare in testa. La punzonatura ai fini
dell'identificazione della bici è un ottimo sistema, ma è eccessivamente
costoso rispetto al valore della componente "marcatura della bici" sul
fenomeno
furti di bici ed al suo esiguo impatto come deterrente. Pensare con la
sola marcatura possa risolvere il problema dei furti di bici si è
dimostrato illusorio. E' un passo fondamentale, ma serve agire anche su
altre componenti. In primo luogo sull'utilizzo di
antifurto meccanici
degni di questo nome. Spirali e serpentine da pochi euro, è dimostrato
dai dati consuntivi del Registro Italiano Bici, non solo non servono a
nulla, ma aumentano la probabilità di furto rispetto alla situazione di
una bici lasciata completamente "slegata". Qui l'amministrazione
pubblica deve fare cultura sui cittadini e trovare accordi con gli operatori
commerciali del posto, quasi sempre poco sensibili, con poche eccezioni,
al fenomeno dei furti di bici. E poi occorre coinvolgere "concretamente"
le
Forze dell'Ordine nel programma di contrasto dei furti, dando loro
degli strumenti idonei al controllo. Creare un registro locale è
spesso inefficiente perché oltre il 70% delle bici rubate viene spostato in altre
città, altre regioni, a volta anche in altri paesi (tipicamente dell'Est
europeo). Serve un registro pubblico quanto meno nazionale, quale il
Registro Italiano Bici. Ma attenzione alla chimera del registro
nazionale governativo. L'unico paese che ne aveva uno, la Svizzera, l'ha
abbandonato per i costi di gestione eccessivi e per la sua complessità
operativa. Recentemente ci ha provato anche il Giappone ma con risultati
talemente deludenti che sta facendo rapidamente marcia indietro. Se volete
consocerne più in dettaglio i motivi, consultate lo studio "Perchè
non esistono registri bici governativi". E poi. Servono
rastrelliere
idonee a bloccare il telaio della bici nei posti più trafficati dalle
bici. Addirittura nelle stazioni, dove i ladri operano indisturbati, è
necessario doatare le
aree di parcheggio di sistemi protetti.
E' chiaro
che
servono investimenti che, tutti assieme, nessuna
amministrazione pubblica, di questi tempi, potrebbe affrontare
direttamente, a meno di ricorrere ai
finanziamenti pubblici europei, disponibili in questo settore, ma
poco utilizzati dall'Italia. Bisogna avere un
piano da
seguire passo passo e con continuità nel tempo. Ma partire col piede
sbagliato, come sembra essere successo a Prato (ma non è la sola città
in quetse condizioni), non aiuta a contrastare efficacemente il furto
delle bici in città.
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